Le elezioni regionali in Liguria hanno riacceso i riflettori, ancora una volta, sul fenomeno dell’astensionismo.
Meno del cinquanta per cento degli aventi diritto si sono recati alle urne. Se il trend si confermerà anche alle prossime consultazioni in Umbria ed Emilia – Romagna, saremmo di fronte ad una drammatica conferma di quella che dobbiamo considerare una ferita della democrazia.
La rinuncia all’esercizio libero e democratico del voto non può lasciare la politica indifferente. Tutta la politica. Perché tutte le forze politiche subiscono un calo nei consensi: i dati percentuali, infatti, ingannano. I voti in assoluto, purtroppo, no.
L’ho già scritto nella scorsa newsletter, e lo ribadisco: la sfida politica del PD, nel rispetto della vocazione per cui è nato (quella vocazione maggioritaria che voleva dire capacità di rappresentare la maggior parte delle istanze degli elettori), è andare a caccia del non voto, convincendo gli astenuti sulla necessità dell’esercizio elettorale e sulla capacità di rappresentare meglio degli altri le loro aspettative.
È questa la priorità delle priorità, oggi. Prima ancora della costruzione delle alleanze necessarie per provare a vincere le prossime elezioni politiche. Che, altrimenti, potrebbero essere un appuntamento per pochi. Minando la credibilità e l’autorevolezza delle istituzioni chiamate a governare la cosa pubblica.