Nel pieno dell’esame della manovra di bilancio, chiamata a costruire le condizioni per ‘l’atterraggio’ delle risorse del PNRR su un contesto socioeconomico vocato alla ripartenza, la Pandemia ci mette nuovamente alla prova con la nuova variante sudafricana, che molto timore sta creando. Timore giusto ai fini dell’adozione di tutte le misure si sicurezza di cui siamo in possesso, a cominciare dall’accelerazione della campagna vaccinale per la terza dose, supportata da evidenze scientifiche sulla capacità di innalzare nel tempo l’immunizzazione ricevuta con le prime due.
Ma anche questa nuova sfida del Covid, col passare delle ore, conferma come la barriera vaccinale sia l’arma difensiva definitiva contro il virus. Una conferma che ci spinge ad una inevitabile considerazione: occorre che l’immunizzazione sia disponibile e diffusa anche nei Paesi poveri.
È un tema di cui i ‘grandi’ hanno discusso, ma che dobbiamo rendere fatto concreto nel minor tempo possibile. Senza una generale copertura vaccinale, ci sarà sempre lo spazio per l’evoluzione di nuove varianti. Con cui fare i conti. Verso cui proteggersi, magari riportando indietro i livelli di libertà che ci siamo guadagnati.
Se non siamo stati in grado di esportare democrazia, proviamo ad esportare salute.
Quanta più ne avranno gli altri, tanta più sarà quella su cui possiamo contare noi.
Conviene a tutti.