A fine febbraio il Consiglio regionale ha discusso l’informativa preliminare al nuovo piano rifiuti. Si è trattato della prima, concreta, occasione per entrare nel merito di quello che sarà lo strumento chiamato a governare, nei prossimi anni, la gestione della produzione e dello smaltimento dei rifiuti nell’ottica di un’economia circolare.
Avremo un piano che porterà la raccolta differenziata fino al’80% e il riciclo della materia fino al 65% entro il 2030. Che creerà filiere produttive, dove il rifiuto sia risorsa. Che ridurrà la presenza di termovalorizzatori e discariche e sosterrà la riconversione tecnologica degli impianti esistenti. Che vieterà l’apertura di nuove discariche, programmando una progressiva riduzione di quelle attive. Che garantirà un sistema tariffario sostenibile per i cittadini e per le imprese. Che continuerà ad incentivare la raccolta differenziata coi proventi del tributo speciale per i conferimenti in discarica e negli inceneritori. Che darà alla Toscana un’adeguata dotazione impiantistica basata su tecnologie green e pienamente affidabili. Che contribuirà a rafforzare la dotazione impiantistica per il trattamento dei rifiuti speciali.
Peccato che questa discussione l’abbiamo dovuta fare in un’aula contrassegnata dalle sedie vuote dei consiglieri di centrodestra. Che hanno scelto l’“Aventino”, lamentando vizi procedurali e violazioni delle prerogative del Consiglio. Che l’Avvocatura regionale ha, però, ufficialmente, escluso.
Peccato, davvero, perché credo che anche i loro elettori avrebbero voluto che i propri consiglieri dessero un contributo ad una discussione così importante per i cittadini e per le imprese (QUI il testo dell’informativa).