Il 12 marzo, in treno da Arezzo a Firenze, e poi in Consiglio regionale coi colleghi Vincenzo Ceccarelli e Francesco Gazzetti, e con il segretario regionale PD Emiliano Fossi, in conferenza stampa. Due momenti per fare il punto sulla situazione del servizio ferroviario regionale, che sta mettendo a dura prova i cittadini pendolari, con disservizi sempre più frequenti. Soprattutto su una linea come quella che collega Arezzo con il Valdarno e Firenze. E che anche quel giorno ci ha mostrato come occorra, davvero, un cambio di passo da parte di Trenitalia e di RFI.
Perché i toscani non possono accontentarsi dei bonus come contropartita per i disagi subiti. Vogliono poter entrare a scuola o al lavoro in tempo. Vogliono, giustamente, quel servizio per cui la Toscana paga a Trenitalia centinaia di milioni di euro sulla base di un contratto di servizio troppo spesso disatteso. Ci vogliono più investimenti sull’infrastruttura, più manutenzione dei treni, più personale. Ed il governo nazionale, azionista unico delle ferrovie, deve trovare le risorse. La Toscana vuole muoversi in treno. E ha il diritto di farlo.