La guerra scatenata da Vladimir Putin con l’ingiustificata ed ingiustificabile invasione dell’Ucraina è una tragedia che colpisce il popolo ucraino, verso il quale abbiamo il dovere della solidarietà, dell’accoglienza, dell’aiuto nel suo sacrosanto diritto a difendere la propria indipendenza, la propria integrità territoriale, la propria aspirazione ad essere parte della grande famiglia europea.
Non esistono ragioni per praticare una colpevole equidistanza. Perché le ragioni sono tutte dalla parte del popolo ucraino.
L’Europa fa bene a sostenere il diritto di difesa degli ucraini. Perché quello che oggi accade all’Ucraina domani potrebbe accadere a qualche altro paese dell’ex blocco comunista.
E quel che sta facendo l’Europa non è in contrasto con l’impegno per il ritorno della pace, attraverso ogni sforzo possibile sul fronte diplomatico. Perché la diplomazia non ha spazio se si lascia impunemente campo libero alla sopraffazione.
Ma credo si debba anche trovare ogni strumento per parlare al popolo russo, per sostenere quella parte, che ritengo ampia, che condanna questa invasione e la politica di Putin.
Demonizzare il popolo russo sarebbe il più grande favore che potremmo fare a Putin, garantendogli un consenso che oggi invece si sta sgretolando.
Ho avuto la possibilità di vistare, all’Expo di Dubai, durante la missione istituzionale della Regione, il padiglione dell’Ucraina. E di poter vedere le migliaia di biglietti lì lasciati dai visitatori, testimonianza di una solidarietà internazionale senza barriere.
In quella testimonianza c’è la forza che ci deve spingere a non abbandonare quel popolo, e a fare di tutto perché le armate di Putin tornino a casa propria.