La Regione Toscana ha realizzato la riforma dei centri e dei servizi dell’impiego scegliendo per la costituzione di un’agenzia regionale capace di leggere i bisogni del territorio e facilitare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, che oggi non è più pensabile governare, come una volta, con una dimensione provinciale.
In questi anni, post crisi economica 2008, si sono avverate le previsioni che faceva in quegli anni il nostro istituto di ricerca economica, l’IRPET, su un recupero di PIL che sarebbe avvenuto in assenza di un eguale incremento di occupazione, e di un’occupazione che quando cresceva sarebbe stata a scarso valore aggiunto.
In questi ultimi tre – quattro anni la Regione ha sostenuto la ricollocazione lavorativa di soggetti fragili rispetto al mercato del lavoro con incentivi economici che hanno avuto successo, come i contributi per l’assunzione di over 55, di donne, di soggetti in disoccupazione di lunga durata.
L’esperienza della formazione ci dice, inoltre, della necessità di ridurre i tempi fra l’intercettazione del bisogno delle imprese e la formazione degli addetti a queste necessari, possibile solo attraverso un’adeguata programmazione delle attività in relazione ad un approfondito studio dell’andamento dei mercati e delle produzioni. Oggi, come non mai, ci vuole davvero una saldatura di intenti e iniziative fra pubblico, imprese, associazioni di categoria, centri formativi.
Occorre un piano regionale di legislatura per la formazione professionale, la cui costruzione deve davvero essere il prodotto di una concertazione con gli stakeholders di settore (imprese, scuole, centri di studio e ricerca, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali).
Ed una riconsiderazione sul sostegno all’autoimprenditorialità, per favorire, oltre che l’avvio di attività nei settori innovativi, anche la creazione di un’offerta di servizi e produzioni che nel territorio possano rispondere alle esigenze della popolazione (negozi di vicinato con offerta di produzioni locali di qualità a filiera corta e produzione biologica, ad esempio), che si possano sposare anche al tema dell’economia circolare (riparazione elettrodomestici).
Un’alleanza del saper fare toscano, infine, fra le migliore esperienze del nostro artigianato e i centri di formazione, per consentire la trasmissione di mestieri qualificati e di competenze che il mercato cerca.