Con la presentazione ufficiale delle candidature la campagna elettorale per le elezioni europee e amministrative dell’8 e 9 giugno entra nel vivo. In provincia di Arezzo sono ventisei le amministrazioni comunali chiamate alle urne, che interessano un po’ tutte e quattro le vallate.

Una tornata elettorale importante, dunque, dove occorre far prevalere il merito della posta in gioco, piuttosto che la misurazione di quanto indebolita possa essere la coalizione al governo del Paese e di quanto potenzialmente forte il fronte delle opposizioni.

Leggere le elezioni di giugno come una prova di quel che potranno essere le politiche del 2027 sarebbe, infatti, un errore. Perché occorre stare nel merito delle conseguenze pratiche che questo voto avrà sulla nostra vita di cittadini. Conseguenze reali. Importanti. Decisive.

L’Europa che uscirà dalle urne potrà, infatti, essere l’Europa del sostegno all’Ucraina, del PNRR, della lotta condivisa e solidale al Covid, prove concrete di come l’unione sia un’opportunità e non un vincolo. Oppure, il continente delle “sovranità nazionali”, degli interessi di parte, dei veti incrociati. Delle opportunità per pochi.

Stesso discorso per le elezioni comunali, dove la partita è fra un nuovo sviluppo sostenibile, anche grazie alle opportunità offerte proprio dall’Europa, motore per un progetto di comunità dove coesistano legami col territorio e le sue tradizioni con una nuova stagione di relazioni sovralocali, e un campanilismo fine a sé stesso, acceleratore di declino.

Dove sta la proposta delle democratiche e dei democratici impegnati in queste elezioni è chiaro: con la prima idea di Europa, con la stagione di un nuovo sviluppo per i nostri centri, a cominciare da quelli minori e più marginali. Ora è il tempo che questa proposta sia conosciuta da più gente possibile questo deve essere la campagna elettorale: l’occasione per le cittadine ed i cittadini di conoscere un progetto per il futuro.