L’esito delle elezioni regionali in Lombardia e Lazio – non due elezioni a carattere locale – confermano la prevalenza della destra nelle scelte dell’elettorato. Anche se, purtroppo, la scelta principale fatta dai cittadini è stata quella di non recarsi alle urne.

La conferma di Fontana, pur fallimentare nella gestione dell’emergenza Covid, e l’elezione di Rocca evidenziano tutte le difficoltà delle forze politiche che fanno opposizione al governo Meloni. I candidati governatori del PD escono nettamente sconfitti. Le liste del PD tengono, ma solo in termini percentuali. Perdono la partita elettorale, nettamente, “Terzo Polo” e Cinque Stelle.

Eppure la destra vittoriosa il 25 settembre non sta governando. Non sta assumendo decisioni utili per il Paese. Non ne assume proprio. Da oltre tre mesi si dedica alle proprie battagli identitarie: il decreto anti rave, esempio di norma pasticciata dai possibili effetti dirompenti contro la libertà di associazione costituzionalmente tutelata; quello contro le operazioni di salvataggio n mare delle ONG, con l’assurdo di navi mandate a sbarcare in porti lontani; la lotta alla cosiddetta “egemonia culturale della sinistra”, con il fuoco di fila su Sanremo (e con un presidente del Senato che contro questo Sanremo scrive ad un quotidiano …). Per non parlare dell’uso ingiustificabile delle intercettazioni del caso Cospito da parte dell’onorevole Donzelli, che rischia di ave prodotto un danno irreparabile all’attività investigativa contro la criminalità organizzata solo per attaccare il PD!

Nulla sul necessario sostegno alle famiglie italiane colpite dal caro vita. Nulla sul rafforzamento della sanità pubblica. Nulla su come rispondere alla domanda di lavoratori specializzati che le nostre imprese avanzano, per poter continuare ad essere protagoniste sui mercati internazionali.

È un governo che fa ideologia, questo, non politica.

Eppure, gli italiani che vanno ancora a votare confermano la fiducia che ha dato il 25 settembre.

Occorre costruire, davvero, una credibile alternativa. Presto. Per il bene del Paese.

La strada passa inevitabilmente dalle primarie del Partito Democratico, quelle dei “gazebo” aperti a tutti, in programma per domenica 26 febbraio. Perché anche Lombardia e Lazio hanno confermato che l’onere di contrastare questa destra, che ci sta isolando in Europa, tocca al PD. E la scelta del nuovo segretario è il primo, urgente, fondamentale passo per costruire questa alternativa.

Una costruzione che dobbiamo affidare all’esperienza amministrativa, alla capacità politica, alla fiducia nel merito e nel lavoro di squadra di Stefano BONACCINI.

Che sa far tornare il PD un partito che combatte le diseguaglianze ma capace di parlare a tutte le varie parti della società, offrendo a ciascuna le opportune riposte. Che crede in un partito in cui c’è bisogno di tutti, ma anche in un partito nel quale quei dirigenti che hanno la responsabilità delle sconfitte degli ultimi anni debbano “fermarsi un giro”, attivi nella militanza ma fuori dalle responsabilità di guidare la nuova stagione della ricostruzione di fiducia con un più vasto elettorato.

Con Stefano BONACCINI segretario, il PD tornerà a costruire relazioni con la società e con chi, concretamente, si pone alternativo a questa destra incapace di costruire il bene dell’Italia.