Il 21 aprile del 1996 Romano Prodi e L’Ulivo vincevano le elezioni politiche. Quel che era stata l’intuizione di un grande politico come Beniamino Andreatta si trasformava in esperienza di governo del Paese. L’incontro delle migliori tradizioni riformiste emerse con la fine della prima Repubblica si era fatto progetto politico. Per dare all’Italia la risposta che voleva, dopo l’illusione della ‘rivoluzione liberale’ Berlusconiana e contro il secessionismo della Lega.
Oggi, a distanza di 25 anni, siamo tornati a parlare di quella stagione come orizzonte di un nuovo impegno dei riformisti, per costruire l’alternativa alle destre, che solo la straordinarietà del governo Draghi ha momentaneamente diviso. A parlarne, per provare a ricostruire il ‘sentiment’ di quella convergenza, di forze diverse accomunate da un progetto di rilancio del Paese, che è la stessa urgenza di questi tempi di Covid.
L’Ulivo ci portò nell’Euro e in – ancor di più – Europa. E oggi, nella crisi che stiamo vivendo da un anno, sappiamo quanto questo sia stato necessario.
Guardare a L’Ulivo, oggi, vuol dire riconoscere la piena dignità di storie politiche diverse, che condividono un progetto politico che costruisca riforme (con il Paese), crei sviluppo, garantisca una equa redistribuzione dei redditi, stando nella logica di mercato, appronti un welfare che sia davvero assistenza quando necessaria, e non assistenzialismo iniquo e dispersivo (di risorse pubbliche, dunque dei sodi dei cittadini).
L’Ulivo vinse e convinse grazie anche ad una legge elettorale che spingeva a collaborare, per trovare nei collegi uninominali le migliori candidature capaci di intercettare il gradimento degli elettori.
L’Ulivo vinse e convinse grazie ad una ipotesi di premiership credibile e capace di fare sintesi: quella di Romano Prodi.
Il cantiere è aperto. Con il PD che deve assumersi la responsabilità di esserne il promotore. Per storia, cultura, idee, persone.
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Dal 26 aprile l’Italia riparte (QUI le slides del Governo). Il Presidente Draghi ha parlato di “rischio calcolato”. Abbiamo un grande dovere: essere all’altezza di questa sfida. Il Paese riparte se siamo bravi a non abbassare la guardia, a vivere le riaperture tenendo SEMPRE i comportamenti corretti che la presenza del virus ci impone: mascherine, distanziamento, igienizzazione.
Facciamolo per i ristoratori, i commercianti, i gestori di palestre e piscine. Facciamolo per gli esercenti dei cinema, le compagnie di teatro, il personale dei musei. Facciamolo, insomma, per tutti coloro senza i quali le nostre vite sarebbero meno belle. Facciamolo per medici, infermieri, operatori sociosanitari che in questi ultimi mesi sono tornati in trincea senza che riconoscessimo loro quell’aura di eroismo che avevamo conferito nel lockdown. Ma che ci sono stati, come sempre, in silenzio, senza pretendere medaglie, ma a cercare di salvare quante più vite fosse possibile.