I tormenti degli utenti della Firenze – Pisa – Livorno, un cantiere perenne oramai da anni, danno la dimensione dell’urgenza di un adeguamento delle infrastrutture di trasporto nella nostra regione. E di una più incisiva politica di integrazione fra i diversi mezzi per garantire una migliore mobilità. A persone e merci.

FI-PI-LI, certo. Ma anche completamento del Corridoio Tirrenico. E terza corsia autostradale sulla A11 fra Pistoia e Firenze, con la risoluzione del nodo di Peretola per l’accesso nel capoluogo. Poi, il completamento della Due Mari, fondamentale per il centro-sud della Toscana. Queste le priorità per la viabilità stradale della Toscana.

Un elenco cui si collegano, inevitabilmente, anche le necessità relative al trasporto su ferro. Come il nodo dell’alta velocità a Firenze (i cui lavori sono, finalmente, in ripresa), fondamentale per garantire la liberazione della stazione di Firenze Santa Maria Novella dai supertreni, a vantaggio di un netto miglioramento e di un rafforzamento del trasporto regionale. Come l’elettrificazione di diverse linee ancora con motrici a diesel, particolarmente inquinanti. E come, infine, quelle che possono sembrare solo suggestioni, rivestendo però un significato strategico per nostro futuro: ad esempio, il collegamento ferroviario Arezzo – Siena.

L’IRPET ci dice che il PNRR dovrebbe riportare il livello degli investimenti in Toscana ai 5 miliardi di euro, cifra mai raggiunta negli anni successivi alla grande crisi finanziaria globale del 2008. Quelli infrastrutturali dovranno avere la priorità. La Regione è pronta a gestirli per quanto di sua competenza (attivata una direzione generale specificamente dedicata alle opere pubbliche). Ma la titolarità di questi investimenti è in capo ad Autostrade, ad Anas, a Rete Ferroviaria Italiana. Allo Stato, insomma. Per questo il Presidente Giani è andato a colloquio dal Ministro Giovannini: perché la Toscana farà la sua parte, ovviamente, ma senza lo Stato tutto rischia di rimanere ancora al palo.

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Giovedì 17 giugno ho partecipato al Consiglio comunale aperto di Arezzo, per dare il mio contributo di consigliere regionale al tema di come far uscire anche la comunità aretina dalla crisi. E ho fatto una richiesta all’Amministrazione comunale: essere più cooperativa con la Regione, che in questi anni non ha mai mancato di dedicare il suo supporto allo sviluppo della città (revisione accordo di programma per lo sviluppo del territorio aretino, Arezzo Fiere e Congressi, collezione oro d’autore e museo dell’oro) anche se con un governo di diverso colore. Spero, davvero, che il Comune comprenda l’importanza di lavorare insieme in questo momento. Per il bene dei cittadini e delle imprese di Arezzo. Ma certe incomprensibili reazioni, da destra, al contributo, di idee e di partecipazione, che il PD ha offerto a quell’iniziativa, purtroppo non mi fanno ben sperare …